Al di là dei numeri complessivi del Lecce non entusiasmanti, ma con una classifica tutto sommato in linea con l’obiettivo finale (e al netto di un calendario complicato…) in queste prime sette giornate, si è manifestato un vero e proprio “caso tattico” relativo al ruolo di Ante Rebic. L’ex Milan infatti, a detta del direttore tecnico Pantaleo Corvino è arrivato nel Salento con il ruolo di prima punta in alternativa al titolare indiscusso Nicola Krstović, fermo restando il 4-2-3-1 deciso da mister Gotti (con l’avallo della stessa società) ai nastri di partenza del ritiro estivo. Scelta che peraltro è anche confermata dalla carenza di ulteriori alternative al montenegrino nel ruolo di “numero 9” della squadra. Eccetto Burnete naturalmente, che però ad oggi non sembra una soluzione all’altezza. Tuttavia il tecnico veneto, fin qui, complici evidentemente le garanzie fisiche del croato, ha schierato Rebic sempre titolare, ma come esterno sinistro nella trequarti, non esaltandone però le caratteristiche e soprattutto generando un deficit offensivo nelle soluzioni dalla panchina a gara in corso, nel momento in cui Krstović va inevitabilmente a calare atleticamente e “costringendo” di fatto l’impiego a destra di Dorgu.
Vero è che se sta bene (e speriamo lo stia sempre), può sembrare paradossale non schierarlo titolare, ma va indubbiamente trovata una collocazione tattica più funzionale all’intero comparto. Ad esempio un 4-4-2 sulla falsa riga della parte finale di stagione scorsa, di modo che agisca più da attaccante e soprattutto riportando automaticamente sulla corsia sinistra di centrocampo il laterale danese. Soprattutto nell’immediato periodo vista la defezione di Banda e le mancate garanzie (?) degli altri trequartisti in rosa.