Corvino e la sfuriata in conferenza: ecco perché secondo noi ha fatto bene

Il Club non risponde mai alle critiche dei tifosi: è questo il dogma che da decenni oramai viene seguito in maniera cieca nel mondo del calcio. O meglio, sarebbe opportuno non scendere in discussioni con i propri supporter per evitare continue distrazioni a squadra e addetti ai lavori, meglio serrare le fila e lavorare per centrare i propri obiettivi. Da qualche anno però Corvino, sarà per l’età e per i tanti anni di carriera alle spalle, ha deciso di non seguire più questa regola non scritta e di lasciarsi andare a delle risposte a tono, a frasi folkloristiche destinate ai detrattori suoi e del progetto tecnico. Dobbiamo dire con sincerità che a noi piace molto questo aspetto; si, ci piace perché in questa diatriba, con tutta l’onestà intellettuale del caso, ci sentiamo di dire che il dt giallorosso ha ragione. Ci sta criticare questo o quell’aspetto tecnico o sportivo, però signori in alcuni casi si rischia veramente di superare il limite. Ha ragione Corvino: la casella dei successi è nettamente in vantaggio rispetto a quella delle sconfitte da quando è tornato a Lecce. Ha vinto un campionato e centrato una salvezza, ha messo i conti a posto e sta contribuendo lalla nascita del centro sportivo. La squadra non è mai stata in zona retrocessione e ha una gestione oculata dei conti e del monte ingaggi: il Lecce è un club sostenibile, forse l’unico in Italia, un Paese che vede la Guardia di Finanza entrare nella sede del club più titolato al mondo.

Si, il Lecce è in crisi di risultati,la squadra è scarica e sembra imballata. Giusto quindi chiedere impegno, attaccamento alla maglia, attributi. Ci sta. La salvezza è un obiettivo vitale, da centrare a tutti i costi, ma lo si deve fare con la consapevolezza che il Lecce ha delle risorse economiche limitate e che punta all’autofinanziamento. Se non partiamo tutti insieme da questo assunto nascono inevitabilmente degli equivoci. Ha fatto bene, benissimo, poi a difendere D’Aversa: tutti moralisti e perbenisti quando c’è da puntare il dito, il nostro è il Paese dei pulpiti e dei giudizi. D’Aversa ha sbagliato, ha perso la testa e ha pagato. Stop. Invece no: titoloni sensazionalistici, trasmissioni ad hoc, servizi sulla tv di Stato per poi leggere la sentenza del Giudice Sportivo: “solo” 4 giornate per una persona che nelle ultime ore era diventata peggio di Pacciani nell’immaginario collettivo. Tutto veramente ridicolo. Cerchiamo tutti insieme di fare quadrato intorno alla squadra, di mettere da parte le antipatie personali e di pensare al bene della maglia per poi tirare una linea a fine stagione, a bocce ferme.

Ve lo dice l’unica realtà di informazione che al ritorno di Pantaleo nel Salento ha ospitato video e articoli di chi era fortemente contrario al suo insediamento negli uffici del club di Via Costadura. Lo diciamo giusto per evitare che nei più maliziosi si insinui il dubbio di chissà quale aderenza o complicità; non abbiamo rapporti diretti con la società e con la dirigenza. Non abbiamo il numero personale di Corvino. Seguiamo solo la nostra coscienza.

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