Di Francesco: “Meritavamo di vincere. Il rigore? Camarda ha la caviglia gonfia”

Queste le dichiarazioni di mister Eusebio Di Francesco, in sala stampa, al termine della gara col Verona:

“È un vero peccato, è stata una partita ben giocata dai ragazzi per larga parte, meritavamo certamente la vittoria. Purtroppo siamo sempre un po’ sterili negli ultimi 16 metri e su questo dobbiamo continuare a lavorare. Il rigore tolto mi lascia qualche dubbio, è vero che il difensore prende palla, ma poi prende anche tutto il resto. Camarda ha la caviglia gonfia… A me la cosa che non piace di queste interpretazioni è la valutazione diversa in base alla zona del campo. Quello è fallo in ogni parte del rettangolo verde; a centrocampo per dire sarebbe stato fallo netto, e in area no? Comunque pazienza, è andata così, non voglio trovare l’alibi del rigore per questa mancata vittoria. Cambi tardivi? Faccio fatica a concentrarmi su questo, io vedo i giocatori tutta la settimana e so quello che mi possono dare e non, in termini fisici. Poi ci sono momenti del match e scelte che si devono fare. Minuto prima, minuto dopo, lascia il tempo che trova come ragionamento. Banda stava facendo bene, Sottil è entrato quando doveva entrare. Lui sa calciare, è una qualità, sugli altri si può lavorare ma sono anche caratteristiche naturali. Cosa rimprovero alla squadra? Solo gli ultimi 7/8 minuti, non mi è piaciuta la gestione. Andavamo troppo a spasso per il campo e abbiamo cercato di buttare palle lunghe senza criterio. Questo gliel’ho detto ai ragazzi, ma per il resto abbiamo fatto una grande prestazione e meritavamo i tre punti come ho detto. Un bilancio pre-sosta dopo queste 11 gare? Siamo squadra, abbiamo un equilibrio che stiamo trovando di partita in partita, e alcuni singoli che l’anno scorso hanno giocato pochi minuti trovano sempre più continuità e personalità, ovvio però che dobbiamo fare meglio in avanti”.

NEWS RECENTI

Le ultime da Acaya: Gaspar ancora assente, 5 giallorossi in differenziato

Corvino su Tiago Gabriel: “Piace alla Juve, ma…”