Devo eessere sincero, la risposta dei tifosi alla campagna abbonamenti è stato un tema che mi ha fatto pensare tanto subito dopo Lazio-Lecce. Si, perché da settimane i social erano letteralmente invasi da post, commenti, strali di varia natura, tutti aventi lo stesso tema: una profonda delusione nei confronti della stagione, della rosa allestita e del lavoro della società giallorossa.

Il dato degli abbonamenti, record pugliese battuto, racconta di un’altra realtà, una realtà che vede i tifosi giallorossi credere nell’operato del club (nessuno butterebbe via i propri soldi, specialmente in questo periodo storico, senza essere realmente convinto dell’investimento). Il tifoso del Lecce, almeno quei 22 mila che hanno deciso di abbonarsi, credono nel progetto sportivo del club di Via Costadura. Attenzione, perché quando dico che credono nel progetto, non intendo che abbiano intenzione di subire passivamente tutto ciò che accadrà, anzi.

Il tifoso ha il diritto di criticare, con spirito costruttivo e non distruttivo, così come ha il diritto di applaudire quando le cose vanno bene. Il tifoso ha ragione a prescindere, perché è per lui che lo spettacolo viene messo in scena. C’è passione, amore, sacrificio, lealtà, dentro ad ogni tifoso c’è tutto questo. Allora come si possono conciliare le due realtà? Semplice, sono due realtà che esistono e convivono: una però rappresenta la maggioranza (bulgara), l’altra una minoranza rumorosa che crediamo produca degli effetti positivi; si, perché da quando le voci fuori dal coro hanno alzato il volume delle loro critiche, il consenso nei confronti del club è cresciuto, come raccontano i freddi numeri. Il sano realismo ha più appeal della critica distruttiva, ne sarà felice il Presidente e soprattutto il buon Pantaleo Corvino. A loro, che hanno dimostrato in questi anni di mal digerire il partito dei contestatori (cosa sulla quale devono a nostro avviso lavorare) consigliamo di guardare il bicchiere mezzo pieno degli abbonati per ritrovare il sorriso. Occhio però, società tutta: questo non è un punto di arrivo, ma uno di partenza perché i tifosi, loro si, hanno deciso di voler alzare l’asticella.